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"Amare Amaro" di Julien Paolini
Sono nato a Firenze, arrivato a Parigi a 8 anni. Quando sono in Francia, sono italiano. In Italia, sono francese. Intervista a Julien Paolini, regista di Amare Amaro, nelle sale dal 19 febbraio. Bravo

"Je suis né à Florence en Toscane, arrivé en banlieue parisienne à 8 ans. Lorsque je suis en France, je suis italien. Lorsque je suis en Italie, je suis français. Ni l'un ni l'autre et les deux à la fois. Je cherche encore la réponse dans les finales de coupes du monde". Lapidario. Intellettuale. Inattaccabile. La frase di Julien Paolini, giovane regista franco-italiano (o italo-francese, come vi suona meglio) - nelle sale francesi dal 19 febbraio con il suo primo lungometraggio Amare Amaro - nasconde mille verità e infinite sfumature psicologiche, al confine tra un pizzico di amarezza e una ricchezza emotiva senza pari, tipiche di chi è costretto (per scelta o suo malgrado) a vivere tra alti e bassi, tra dolori e rivincite, in un paese che non è il proprio, dovendo dribblare cliché, luoghi comuni, infinite difficoltà e, perché no, inaspettate soddisfazioni date dall'essere "altro", "diverso".

"Il mio film - ci spiega Julien - rivisita in chiave contemporanea la tragedia dell'Antigone; il suo protagonista, Gaetano, è un franco-siciliano costretto a consumare il confilitto emotivo e pratico di chi vive in una paese che non sente il proprio per questioni di cultura e origini. Definirei il mio film come un western moderno, una sorta di confine politico dall'esito tragico pieno di richiami all'attualità, che cerca di porre interrogativi sui temi della migrazione e sulla mancanza di azione da parte di chi dovrebbe invece agire e confrontarsi con la diversità". 

"Quella del migrante è una specie di maledizione - e qui a parlare non è lo Julien regista, ma l'uomo che è arrivato da bambino a Parigi: quando ti trasferisci in un altro Paese, sei tutto e niente, vivi di cliché e quella che ti costruisci è un'identità che si rivela essere necessariamente doppia. Ma è anche una grande fortuna, che ti permette di essere oggettivo nel giudicare il tuo paese di nascita e quello in cui vivi, allargando il tuo orizzonte in maniera impressionante". "Oggi in Francia - prosegue Julien - quello verso gli italiani non è uno sguardo ostile, le resistenze di un tempo non ci sono più. Una discriminazione di fondo persiste silenziosa, ma alla fine verso gli italiani c'è sempre grande simpatia e il nostro carico di fascino ha un indice sempre alto. Questo insegna che soltanto rispettandosi  e con una buona dose di altruisimo e ascolto si arriva a un traguardo di crescita personale e sociale". Un ultimo commento, tornando alla frase inziale: Julien - "Se ai prossimi europei di calcio ci fosse la finale tra Italia e Francia, chi tiferesti? Bref, Italia sempre!".

Perchè andarci: 

Mai dire no a un buon film.

Segni particolari: 

Molto italiano. Molto francese. 

Con chi andare: 

Con chi ha voglia di scoprire il talento di un nuovo regista.

Vietato a: 

Nessuno.

Colpo di fulmine: 

Lo sguardo dolce e drammatico insieme sul tema della migrazione.

Questo proprio no: 

Nulla da segnalare.

Vicino cosa c'è: 

Il film sarà distribuito nei cinema di Parigi.

Info: 

Amare Amaro di Julien Paolini - Con Syrus Shahidi, Celeste Casciaro, Tony Sperandeo e Virginia Perroni. Nelle sale francesi dal 19 febbraio.